Con la dicitura "Scuola senese" si è soliti indicare sia un movimento pittorico, attivo nel capoluogo toscano tra il XIII e il XV secolo, sia l'insieme dei letterati e linguisti che fiorirono nella stessa città tra l'inizio del XVI e l'inizio del XVIII secolo. Se la maniera pittorica si presenta però omogenea pur nel trascorrere dei secoli, non altrettanto si può dire delle riflessioni sulla lingua, condizionate dalle trasformazioni storiche, politiche e sociali che coinvolgono Siena e il suo territorio nel periodo considerato: prima fra tutte la caduta della repubblica nel 1555 e la consegna della città a Cosimo I da parte dell'imperatore Filippo II nel 1557. Nello stesso volgere di pochi anni muore il letterato senese più significativo della prima metà del secolo, Claudio Tolomei (ca. 1556), e si abbattono sulla città le prime ondate repressive contro il movimento riformato (dal 1558). Il precipitare della situazione storica a metà secolo e le sue inevitabili ripercussioni sul dibattito linguistico determinano e precisano la scansione dell'intero arco cronologico ricoperto dalla Scuola senese in una periodizzazione che renda ragione di questi mutamenti e che, semplificando, si può articolare in tre fasi: una prima fase, che definiremo toscanista, dall'inizio alla metà del Cinquecento; una seconda, caratterizzata da posizioni eclettiche e contraddittorie, dagli anni '60 del Cinquecento alla metà del Seicento; una terza fase infine, che potremo dire epigonale, dalla fine del Seicento agli anni '30 del Settecento.